Recurrens semper ius habet advocatum vel procuratorem adhibendi, vitatis inutilibus moris; immo vero patronus ex officio constituatur, si recurrens patrono careat et Superior id necessarium censeat; semper tamen potest Superior iubere ut recurrens ipse compareat ut interrogetur.
Il ricorrente ha sempre diritto di valersi di un avvocato o procuratore, evitando inutili ritardi; anzi sia costituito un patrono d’ufficio se il ricorrente non ha un patrono e il Superiore lo ritenga necessario; il Superiore può tuttavia sempre ordinare al ricorrente di presentarsi personalmente per essere interrogato.
Der Beschwerdeführer hat stets das Recht, einen Anwalt oder Bevollmächtigen beizuziehen; dabei sint nutzlose Verzögerungen zu vermeiden; es soll sogar von Amts wegen ein Beistand bestellt werden, falls der Beschwerdeführer keinen Beistand hat un der Obere dessen Bestellung für notwendig erachtet; stets aber kann der Obere anordnen, dass der Beschwerdeführer persönlich zur Befragung erscheint.
Regolamento Generale della Curia Romana, 30 aprile 1999, art. 138 § 1, in AAS 91 (1999) 684
«Il ricorrente ha il diritto di avvalersi del patrocinio di un Avvocato scelto a norma dell’art. 183 della Cost. ap. Pastor bonus o dell’opera di un Procuratore».
Norme sui delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in Congregatio pro Doctrina Fidei, Rescriptum ex Audientia SS.mi, 11 ottobre 2021, artt. 20, § 7 e 24, § 2, in L’Osservatore Romano, 7 dicembre 2021, 6
«Art. 20 §7. Il reo deve sempre avvalersi di un Avvocato o Procuratore che deve essere un fedele provvisto di dottorato o almeno di licenza in diritto canonico, ammesso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede o dall’Ordinario o dal Gerarca o dal loro Delegato. Qualora il reo non vi provveda, l’Autorità competente ne nomini uno, che rimarrà nell’incarico finché il reo non ne avrà costituito uno proprio».
«Art. 24 §2. L’accusato, per la presentazione del ricorso di cui al §1 deve, a pena di inammissibilità del ricorso medesimo, avvalersi sempre di un Avvocato che sia un fedele, munito di apposito mandato e provvisto di dottorato o almeno di licenza in diritto canonico».
Segreteria di Stato, Regolamento dello Speciale Collegio Giudicante istituito per l’esame dei ricorsi alla Sessione Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, 7 febbraio 2019, art. 6, in J.P. Kimes, «The New Regolamento for the College for the Examination of Recourses in Matter of delicta graviora», in I delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Casi pratici e novità legislative, Città del Vaticano 2021, 134
«Il ricorrente deve sempre avvalersi di un avvocato, munito di apposito mandato. Qualora non lo indicasse, l’avvocato verrà designato dal Moderatore ex officio».
La giurisprudenza della Segnatura Apostolica ha interpretato in modo piuttosto restrittivo il canone, riducendo significativamente la posizione e il ruolo dell’avvocato-procuratore nei ricorsi gerarchici:
«Animadverso quod Ecclesiasticae Auctoritati, quae de recursu hierarchico videt, nihil aliud, iure quo utimur, imponitur quam quod in decreto seu actu administrativo ferendo. Nec ex can. 1738 praescripto, quo recurrentibus ius habendi advocatum vel procuratorem agnoscitur, quidpiam necessarium ac particulare in ratione procedendi deducendum est, uti clare asseritur in una coram Agustoni diei 16 m. Ianuarii a. 1993, prot. n. 21101/89 CA; quae pronuntiatio, sibi proposito dubio utrum in recursibus hierarchicis parti recurrenti pertineat ius cognoscendi probationes atque rationes a Superiore hierarchico collectas vel quaesitas vel eidem Superiori quoquo modo oblatas et quidem hoc ius praecise ex can. 1738 proveniat, conclusit: “Nulla lex praecipit, saltem in ordinatione recursus administrativi, ius partium cognoscendi acta omnia ac documenta integra causae, cum praesertim “legislator quod voluit dixit, quod noluit tacuit” (cf. nn. 5 et 8)» (SSAT, decreto del Congresso 18 maggio 2007, prot. n. 38825/06 CA).
«Ad defectum notificationis relate ad Cl.mum Rev.mi N. Advocatum-Procuratorem quod attinet, perspecto quod: Congregatio pro Clericis decretum impugnatum constituto procuratori haud intimavit, sed tantummodo parti in causa, id est Rev.mo N.; hoc non obstante nullum damnum parti illatum est, cum ipsa pars intra terminum ad H.S.T. recurrere valuit et facto recurrit; ceterum, uti doctrina atque H.S.T. iurisprudentia docent, is qui penes Auctoritates ecclesiasticas recurrenti adstat, in can. 1738 advocatus et procurator nominatur, sed non pleno iure: non omnibus advocati et procuratoris muneribus fungitur, cum processus apud Dicasterium haud sit iudicialis, sed administrativus» (SSAT, decreto del Congresso 27 gennaio 2010, prot. nn. 41217/08 CA; 41693/08 CA).
L’unica disposizione esplicita sulla trattazione dei ricorsi gerarchici attiene all’avvocato-procuratore: un diritto del ricorrente, cui può essere dato anche d’ufficio dal Superiore gerarchico, salvo sempre il diritto del Superiore gerarchico di interrogare il ricorrente stesso.
Presso le autorità locali (al di fuori della Curia Romana) per coloro che sono abilitati al patrocinio bisogna distinguere:
– per la rimostranza: l’interpretazione stretta del can. 1738 comporta il riconoscimento del diritto al patrocinio di un avvocato solo durante il procedimento del ricorso gerarchico;
– per il ricorso gerarchico: gli avvocati iscritti all’Albo del Tribunale locale (e anche gli Avvocati Rotali) non ipso facto sono abilitati al patrocinio nel ricorso gerarchico. L’autorità inferiore deve però nel caso pubblicare un Albo di avvocati per i ricorsi gerarchici e assicurare comunque un procuratore.
Montini, G.P., I ricorsi gerarchici (Cann. 1732-1739). Edizione aggiornata, riveduta e corretta, Roma 2023, 144-148.
Montini, G.P., Los recursos jerárquicos (cc. 1732-1739), Madrid 2021, 118-120.
Communicationes 2 (1970) 191-194; 4 (1972) 35-38; 5 (1973) 235-243; 8 (1976) 184.199; 9 (1977) 72; 16 (1984) 79-89; 41 (2009) 175-176; 353.444; 42 (2010) 69-142; 381-436; 43 (2011) 209-257; 439-467.